“La relazione propone gli strumenti per fare il punto su come la ricerca possa trovare sponda nell’innovazione e come possa migliorare il contesto nel quale viviamo, traducendosi in fatti concreti. Si tende a dare per scontato che la ricerca si trasformi in innovazione, ma spesso le idee, per concretizzarsi, hanno bisogno di essere tradotte perché spesso ricerca e mondo imprenditoriale usano linguaggi diversi”. E' questa una delle tante riflessioni trapelate dalla quarta edizione della Relazione sulla Ricerca e l’Innovazione in Italia – Analisi e dati di politica della scienza e della tecnologia Presentata a Roma, presentata nella sede del Cnr, il Consiglio Nazionale delle ricerche.
La riflessione assume una importanza focale ove si evidenzia, una volta in più, che la ricerca non si tramuta automaticamente in innovazione tangibile, vuoi per il carattere di incertezza insito nella ricerca stessa (ne è d'altronde elemento costitutivo) vuoi per l'oggettiva difficoltà di far sì che ricerca e imprese parlino la stessa lingua. La validità di tale riflessione può essere riportata a differenti contesti, anche territorialmente micro. Ove la ricerca nelle sue risultanze, ma anche nella sua genesi, non collimi con le esigenze e le vocazioni di un territorio rimane difficile pensare che un progetto di ricerca (anche universitario) possa avere l'impatto sperato "sul territorio". La ricerca può generare sviluppo "di riflesso" nel contesto territoriale ove insiste e dove è ospitata ma ha una effettiva ricaduta di contesto solo ove il dialogo con le imprese nasca su basi solide. Lo sviluppo connesso, ad esempio, a realtà universitarie e all'insediamento di determinate facoltà, solo in ragione di un mero insediamento fisico, è una parte infinitesimale dell'evoluzione che quell'insediamento dovrebbe o potrebbe portare se solo nascesse da un maggior dialogo con le imprese. Altrimenti, in quel determinato territorio, ricerca e imprese sono destinate a rimanere due linee parallele che non si incontrano mai.
