Il covid 19 ha portato alla ribalta le problematiche connesse al benessere indoor in maniera plateale dopo che per anni a tutti i livelli, anche istituzionali, si era probabilmente sottovalutata, e molto, la centralità di talune criticità. Se vero è che molto deve ancora essere fatto soprattutto in quanto ad adeguamento di ambienti ad elevata frequentazione pubblica, vero è che molti passi sono stati fatti in avanti, con il proliferare di tecnologie, più o meno valide, in grado di impattare sul settore.
L'inquinamento indoor si può definire come la presenza nell'aria di ambienti confinati, di ambienti indoor, di inquinanti chimici, fisici o biologici non presenti, naturalmente, nell'aria esterna. Diverse possono essere le cause dell’inquinamento come moltissime possono essere le sorgenti inquinanti dell'aria. Fra esse la ventilazione non ottimale se non inadeguata, la scelta dei materiali per la costruzione, le vernici e solventi, le colle, i prodotti per le pulizie, gli insetticidi, il fumo etc etc. Il ricambio d’aria in questi casi diventa focale e ove non sia assicurato vi possono essere molteplicità di conseguenze che soprattutto in un ambiente di lavoro possono impattare anche seriamente sulla produttività e sull’organizzazione della struttura. Il Covid ha portato a galla in maniera dirompente certe criticità, con le conseguenze che conosciamo e con la necessità, ad esempio, di disporre turnover sui posti di lavoro per evitare assembramenti nocivi. La nostra società, sin dal 2016 e quando l'incubo covid non era neanche pensabile, ha approcciato certe tematiche con la propria struttura consulenziale anche grazie ad una rete di relazioni interprofessionali che hanno fatto maturare pure a livello di management competenze solide, oggetto di graduale trasferimento e di approfondimento sotto il profilo dello stato dell’arte in vista della individuazione di innovative soluzioni.
10/03/2022